Articolo realizzato da Luca Brenga. Milanese d’adozione oramai da anni, in prima linea nella lotta contro ogni forma di discriminazione: sia essa sessuale, di genere, religiosa, etnica e culturale. E’ tra gli autori di Milano al Quadrato

“La Forza di Antonia – Storia di una persona Transgender”. Questo il titolo del libro di Antonia Monopoli, che sono felice di presentarvi. È la storia di una donna trans, una grande donna, che ho l’onore di conoscere da alcuni anni.  È una storia che parte da Bisceglie e arriva a Milano. È la storia di una persona che ha sofferto, che ha lottato e continua a lottare, per se stessa e per gli altri. Allo stesso tempo però, quella di Antonia è la vicenda esistenziale di tante altre persone trans, che molti evitano, allontanano, discriminano. Come ricorda la protagonista, le ragioni di tali discriminazioni sono spesso solo l’ignoranza e la paura (la seconda deriva dalla prima). Per questo è fondamentale conoscere, anche attraverso questo prezioso libro.
Ecco a voi la storia di Antonia.

foto di Antonio Occhiuto

Bisceglie dove tutto ha inizio.
Tutto ha inizio in un paese della Puglia, Bisceglie, dove Antonio (questo era allora il suo nome) nasce e vive la sua infanzia. È  un bambino timido, riservato, solitario e bullizzato dagli altri perché rosso, lentigginoso ed “effeminato”. Deve purtroppo imparare presto, troppo presto, che la spensieratezza non è un dono che la vita concede facilmente, nemmeno ad un bambino. Ed ecco che inizia una via Crucis: il piccolo viene condotto da medici, sottoposto a elettroencefalogrammi ed esami, mentre ombre terribili si manifestano all’orizzonte. Quelle del manicomio e della lobotomia. Fortunatamente la madre non lo consente. La madre, una figura importante, che nonostante le difficoltà nel comprendere, dovute anche al contesto culturale, si mostra genitrice nel nel vero senso della parola. Si sforza, mantiene il legame per quel figlio che si sente (ed è) figlia. Col tempo saprà comprendere, e sarà sempre per Antonia un punto di riferimento importante. Leggere di questa madre ha dato sollievo anche a me, al dolore che da lettore ho provato per empatia, parola dopo parola. Quando chiama per la prima volta la figlia in modo così semplice e naturale: “Tonia! Tonia!”, le lacrime sono scese.

Antonia (allora Antonio) da bambino

Un viaggio doloroso.
Gli anni passano e il desiderio di trovare la propria strada, se stessa, spinge la nostra protagonista a lasciare la Puglia. Il cammino di evoluzione interiore, richiede un viaggio fisico. Bisogna partire! Un primo tentativo a Roma. In seguito la meta sarà Milano. Come accade a molte persone trans, Antonia è costretta a prostituirsi. Sì, esatto, è costretta a farlo. Quanti benpensanti legano le persone trans alla prostituzione, come se questa fosse la manifestazione esterna di una scarsa moralità. Quanta ipocrisia sta in questi giudizi! Quanta cecità! Quanta cattiveria nel non saper vedere l’essere umano che va al di là di qualsiasi orientamento sessuale e di genere. Antonia cerca un lavoro “normale”, ma i datori di lavoro non vogliono concedere una possibilità a una persona che potrebbe – secondo il loro punto di vista – far perdere i clienti “per bene”. Così dice Antonia:
“[…] Disprezzavano il mio corpo, giudicando la mia anima”.

foto di Antonio Occhiuto

Questo corpo non è mio.
Come spiega Antonia, la terapia ormonale è un processo fondamentale per chi sceglie la transizione medicalizzata e consiste nel fornire ad una persona transgender gli ormoni del sesso opposto a quello biologico. È importantissimo affidarsi in questo percorso a medici e strutture ufficiali e preparate. Molte persone invece, si abbandonano a cure fai da da te, spesso reperite su internet. Questo Far West medico è pericolosissimo per la salute, mettendo a rischio la vita stessa delle persone. Mentre leggevo questa parte del libro, ho riflettuto su quanto deve essere devastante vedere il proprio corpo come una prigione che non ci appartiene. Non riconoscersi. Vedere nelle ossa e nella pelle che ci danno una forma e in cui batte il nostro cuore, un estraneo. Mi sono guardato allo specchio e ho pensato a come non mi piacesse il mio naso e alcuni tratti del mio viso. Li ho sempre detestati! Eppure, nonostante tutto, mi sono sempre riconosciuto nel mio corpo. Sono io! Mi sono subito sentito un idiota, me e i miei stupidi patemi estetici. Cosa deve significare, al contrario, sentirsi imprigionati come un respiro che vive soffocato, giorno dopo giorno, in qualcun altro? Solo il tentare di immaginare una sensazione di questo tipo, mi ha fatto tremare nel vortice di un senso di vertigine.

foto di Antonio Occhiuto

L’operazione fa il/la transgender?
Per il passaggio da corpo maschile a corpo femminile, come nel caso di Antonia, gli interventi chirurgici possono essere due. L’orchiectomia, che prevede l’asportazione dei testicoli e l’intervento di riattribuzione dei caratteri sessuali. Antonia si è sottoposta al primo, non al secondo. Afferma qualcosa di splendido, perché è il raggiungimento di un equilibrio e di una consapevolezza che non può certo essere un’operazione a dare:
“[…] la società avrebbe dovuto accettarmi con documenti non  conformi all’aspetto. Avrebbe dovuto accettarmi per quello che ero: una donna transgender”

Una vita dedicata agli altri. Antonia.
Un mondo che per realizzarsi sente la necessità di dedicarsi agli altri.
“Aiutando gli altri aiutavo anche me stessa perché nel fornire informazioni ed esperienze imparavo sempre più cose e crescevo come persona”.
Un impegno che negli anni la vede prima responsabile di “Linea Amica Trans”, quindi lavorare presso “Crisalide Azione Trans” e infine si arriva al progetto nel quale Antonia mette da anni anima e cuore: lo Sportello Trans di ALA Milano Onlus. Antonia ne è la colonna. È amica, sorella, madre. Delle persone trans a supporto delle quali lavora dice:
“In un certo senso sono i miei figli: li accompagno nella loro rinascita e li aiuto a prendere il volo. Come farfalle”.
Un lavoro di volontariato che ha aiutato moltissime persone negli anni e che ora, per mancanza di fondi, è messo seriamente a rischio. Per questo è importantissimo CONTRIBUIRE ORA. Si salvano persone. Le si aiuta ad rinascere e a vivere davvero.

foto di Antonio Occhiuto


Grazie Antonia. 

Il libro “La forza di Antonia” è un piccolo grande libro. È un libro dal linguaggio semplice, sincero, diretto. Racchiude i dolori e le gioie, la forza, l’amore e la determinazione di una donna. Una donna trans. Grazie a lei è possibile conoscere davvero la realtà di donne e uomini che devono lottare più di altri/e per essere davvero sé stessi/e. È una storia che insegna a tutti quanto sia importante amarsi, sempre, ogni giorno. Antonia nella perfezione esprime questa speranza:
” Ad ogni persona che leggerà queste righe vorrei chiedere di sentirsi speciale almeno per qualche ora”.
Ti ringrazio Antonia. Lo scopo è raggiunto. Mi sono sentito speciale. Anche grazie a te. E sono certo che sarà così per molti. Luca Brenga

 

(Grazie a te Luca) Fonte: Milano al Quadrato – La Forza di Antonia.