L’applicazione della Certificazione Verde Covid-19 dovrebbe essere implementata aggiungendo la possibilità di utilizzare un nominativo “alias” conforme all’aspetto della persona. Lo dichiarano Lorenzo Lipparini, assessore alla partecipazione, cittadinanza attiva e open data del Comune di Milano e capolista de “La Milano Radicale con Sala” alle elezioni amministrative del 3 ottobre, e Antonia Monopoli, attivista per i diritti delle persone transgender e candidata al consiglio comunale.

Attualmente vige l’obbligo di esibire la Certificazione Verde per accedere ad una serie di servizi, luoghi pubblici ed eventi e, dal primo settembre, alle sedi universitarie e ai trasporti pubblici. Poiché però l’applicazione rende visibile il nome della persona, questo mette in difficoltà le persone transgender che non hanno ancora ottenuto la rettifica del nome anagrafico conforme all’aspetto.

“Oltre che il disagio e la sofferenza di ciò che rischia di essere per la persona un coming outforzato” con una grave violazione della privacy, c’è anche il pericolo che ciò diventi un ulteriore motivo di discriminazione (senza escludere la violenza)”, dichiarano Lipparini e Monopoli.

“Inoltre le persone trangender, pur di non essere sottoposte a tutto ciò potrebbero scegliere di rinunciare ai servizi della persona anche quelli indispensabili. Siamo preoccupati per la comunità transgender nazionale già vittima delle difficoltà relative al nome (e al sesso anagrafico) non conforme all’aspetto e proponiamo di lavorare alla costruzione di un progetto che aggiunga l’utilizzo dell’ “alias” dando alla persona la possibilità di poter utilizzare il nome che reputa conforme. Questo metodo è già adottato dagli altri paesi europei in altri ambiti burocratici”, proseguono Lipparini e Monopoli.

“Tale problema non dovrebbe essere messo in secondo piano rispetto all’emergenza pandemica dato che anche in questo caso si parla di salute psicofisica“, concludono Lipparini e Monopoli.