Il 20 di novembre, alla conclusione della prima marcia milanese per i diritti delle persone transgender e non binarie, ogni rappresentante presente delle associazioni promotrici, rappresentanti istituzioni e attivist* trans*, sono intervenuti con un discorso in merito. Il mio intervento è qui di seguito:
Innanzitutto, a nome mio e di Ala Milano Onlus che oggi rappresento in questa importante manifestazione, desidero ringraziare di vero cuore tutti voi che avete reso e rendete possibile la celebrazione del TDoR nella nostra comunità milanese. Nel calendario TLGB, questa particolare giornata è incentrata sul concetto di memoria. Vorrei evidenziare soprattutto il fatto che la memoria in questo caso non è staticità di pensieri, di riflessioni ma movimento, trasformazione. Oggi più che mai abbiamo l’urgenza di non perdere i diritti acquisiti e di non lasciar cadere nell’oblio delle istituzioni i diritti che chiediamo. In questa direzione noi dobbiamo continuare a muoverci e a trasformarci. Lo dobbiamo alle tante vittime dell’odio e oggi in particolare ci siamo radunati per le vittime dell’odio transfobico. Il rispetto del corpo, dell’uguaglianza e della vita delle persone transgender è priorità come lo è il rispetto del corpo, dell’uguaglianza e della vita di tutte le persone. Tradizionalmente nella celebrazione del TDoR si offre una luce: questa luce è la speranza che dissipa il dubbio dal cuore. Da questa luce nascono il coraggio e la saggezza. Da questa luce rianimiamo lo sforzo entusiastico e la motivazione, le difficoltà non ci fanno paura, superiamo gli ostacoli e cambiamo le cose. Come Ala Milano Onlus e nello specifico come Sportello Trans, abbiamo ogni giorno il privilegio e l’onore di contribuire alla salvezza di vite e vite, di tante persone transgender che chiedono protezione, assistenza, sostegno, amicizia. Io stessa, come persona transgender, rischio ogni giorno la vita per ciò che sono. Mi viene in mente il mio passato, di quanti rischi correvo nell’essere me stessa. Oggi le cose sono migliorate ma siamo ancora molto indietro, soprattutto in Italia. Un pensiero speciale in questo momento va alle persone trangender sexworkers doppiamente trascurate dallo Stato: da una parte per il fatto di essere persone sexworkers e dall’altra per essere persone transgender. Mi piace molto una frase della senatrice Liliana Segre sulla memoria: “Coltivare la memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizia e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare”. Sicuramente ricordare le vittime di transfobia ci lascia un sentimento di tristezza profonda ma allo stesso tempo dobbiamo, come guerriere e guerrieri, andare avanti sempre più forti, con determinazione e potenza. La pace e l’uguaglianza si costruiscono dalle piccole cose, dobbiamo quindi partire dal nostro quotidiano: nelle nostre case, nelle nostre famiglie, nel nostro lavoro, nelle nostre scuole, nei luoghi di culto e nei luoghi dello svago. Lavorare per una comunicazione non violenta, per un approccio gentile, per un relazionarsi sereno. Noi dobbiamo prenderci la responsabilità di ricordarci di essere parte attiva del cambiamento. Ho vissuto una buona parte della mia vita al servizio degli altri e continuerò a farlo fino alla fine; per esperienza personale ho constatato che non c’è gioia più grande nel lavorare per la felicità degli altri. Vorrei che ognuno di noi stasera, porti nel cuore ogni vittima dell’odio e la faccia rivivere nel proprio respiro di solidarietà, compassione, altruismo. Amiamo insieme la nostra bellissima bandiera transgender, i suoi colori rappresentano l’abbattimento delle disuguaglianze. Oggi ce la doniamo reciprocamente, da cuore a cuore, come fratelli e sorelle della famiglia umana.
Antonia Monopoli