Ogni anno, quando arriva il TDoR, un desiderio profondo sovrasta l’animo della comunità TLGB: la speranza che quel TDoR sia l’ultimo e che quindi i successivi 12 mesi non vedano la persecuzione e l’uccisione di altre persone transgender. È intorno a quella speranza che ruota il grido di battaglia dell’intera comunità.

Siamo consapevoli che il nostro sogno se retto da fede e impegno non crollerà mai e che ci porterà fino alla nascita di quella società scevra di odio e di violenza le cui fondamenta vengono edificate dal nostro attivismo giorno per giorno. È questo il significato profondo del TDoR (Transgender Day of Remembrance): celebrando la memoria delle vittime di odio transfobico noi rinnoviamo il nostro impegno di continuare a cambiare le cose anche in loro nome. Quest’anno le vite recise da tale odio ammontano a 350, ognuna con un contesto proprio ma con un comune denominatore. Non accetteremo mai che passi ogni tentativo di giustificazione a tali atti; la cultura, la religione, il contesto sociale non sono scuse accettabili. La violenza non può essere corrisposta da un tentativo di analisi psicosociale.

La libertà di pensiero è un diritto fino a quando non viola la libertà degli altri; in tale caso non è più libertà di pensiero ma prigionia di pensiero. La legge contro l’omobilesbotranfobia che attualmente sta facendo il suo percorso all’interno della nostra realtà politica bicamerale non dev’essere più soggetta a compromessi, come in passato, per ricevere l’opportunista beneplacito delle forze politiche che fomentano la discriminazione e l’odio verso la realtà TLGB. Ciò che come comunità chiamiamo diritto, per la classe dirigente è un dovere. Non permetteremo più ogni cenno di timidezza nel contestare ogni pratica atta a soffocare la vita delle persone che chiedono il diritto di vivere la propria vita. Siamo stanchi, ora basta! Non siamo più soltanto una comunità, ora siamo un’ondata. Talloneremo i mass media, i social, la stampa, ogni tipo di mezzo di comunicazione e invocheremo il blocco ad ogni tentativo di esporre la teoria dell’odio. Ogni frase sarà soppesata e la discriminazione oratorio non avrà più l’avvocato dell’ironia.

Ciò che altri chiameranno politically correct noi chiameremo human dignity correct. L’appello dunque è quello di non scoraggiarci di fronte a tutto questo lavoro necessario da compiere. Sotto le nostre tante bandiere che richiamano le sfumature delle nostre diversità, meravigliose perché insieme formano una realtà equilibrata, multicolore, rainbow, noi marceremo con la nostra tenacia e con la nostra vita.